Officina Culturale Via Libera chiude. Que viva Officina
Cari amici
Officina Culturale Via Libera si appresta a chiudere. No, non è un equivoco, né una pausa estiva.
È una chiusura, la fine di un ciclo, di un modello, di un modo di essere e di accogliervi, è la sofferta e combattuta resa di quella Resistenza che in questi anni abbiamo declinato in tante forme diverse, che tutte ci appartenevano.
Ci piace pensare che sia l’inizio di una trasformazione, che sia la possibilità, sgomberato il campo, di vedere, pensare e realizzare nuove forme e nuovi modi, magari sempre al Quadraro, casa e cuore di questa storia.
Siamo in via dei Furi 25/27 ormai da quasi 14 anni, siamo adolescenti, e come tali attraversiamo le crisi della crescita, il turbinio che mescola sogni, aspettative, delusioni, successi, emozioni dirompenti…ma siamo una piccola comunità, un piccolo collettivo, e non è facile mettere ordine e prospettiva in tante adolescenze messe insieme, per questo ci fermiamo, per riposare e ascoltare, insieme e come individui, quale età adulta vediamo possibile alla fine di questa crescita, per non farci semplicemente trascinare dal tempo che passa e dalle tante aspettative che tutti quelli che ci hanno frequentato hanno ormai consolidato.
È una scelta difficile da capire perché è stata pensata con altrettanta difficoltà, ma ci sentiamo maturi per portarla avanti e certi che ci proietterà, ognuno a suo modo, in nuovi e belli futuri possibili.
Via Libera nasce con il desiderio di essere “una stanza aperta sulla strada”, e i primi ad accorgersene sono proprio gli adolescenti, che per anni la occupano riempiendola di significati e di storie, attraversandola a decine ogni giorno, dando forma a un luogo a cui neanche noi avevamo saputo affidare così tanta speranza, diventa così Centro di aggregazione giovanile. Poi le cose si posano, diventano concrete e fragili, diventano aspettativa e impegno, e piano piano senza che ce ne accorgiamo, gli adolescenti defluiscono perché, per via di ottusità amministrativa, il centro di aggregazione perde i contributi municipali che lo sostenevano e Via Libera si trasforma definitivamente in Officina Culturale, diventa un luogo maturo, capace di accogliere gli adulti, certamente più esigenti, e capace di accogliere i bambini, certamente più immediati…
Così succede che gli adolescenti escono, ormai 6–7 anni fa, perché Via Libera, diventando Officina, ma non era più il posto speciale abitato solo da loro, e il turbinio si sa, ha bisogno di uno spazio esclusivo, un tempo e un modo che non si può condividere con altri.
Durante questa trasformazione abbiamo iniziato a pensare ambizioso, abbiamo creduto che potessimo essere l’ultimo avamposto culturale per chi uscendo da Roma andava verso la periferia, perché uscendo da Roma, dopo di noi, c’era tanta città e nessun presidio, nessun luogo coraggioso per la socialità e la cultura, fatta eccezione per due roccaforti storiche e preziose del nostro territorio, il Corto Circuito e Spartaco, Centri Sociali occupati e autogestiti.
Oggi ce ne sono anche altri, per fortuna, non sono tanti ma ci sono, ed è un gran bene.
Quando sul piccolo palco di Via Libera sono saliti per la prima volta il sax, il contrabbasso, la batteria, il jazz… è iniziata una storia nuova, un percorso che dopo aver tenuto dentro una generazione e più di adolescenti del Quadraro iniziava a parlare di altro, ripensava il sogno e la visione di qualche anno prima, e ne viveva le trasformazioni.
Mai un progetto e una visione sono rimasti fermi dove li avevamo pensati, oggi siamo il risultato di tanti cambiamenti, del contributo che le persone che hanno animato Via Libera hanno saputo alternare nei periodi in cui ci hanno messo il loro tempo e la loro passione, e siamo arrivati ad un punto che chi c’è dall’inizio non si sarebbe neanche lontanamente immaginato.
Questo è molto bello… ma chiudiamo anche per questo, perché finché siamo disponibili al cambiamento dobbiamo sentirne il richiamo e la suggestione senza la paura del lutto e della perdita, solo così possiamo vedere traguardi nuovi che oggi sembrano annebbiati.
Jazz, proiezioni, musica popolare, dibattiti, reading, concerti, qualche festa, mercatini, laboratori di ogni genere hanno attraversato in questi anni le giornate e le serate di Officina Culturale, portandoci sorrisi, abbracci, parole di tante persone incontrate per caso e di tante altre che ci hanno voluto e ci vogliono veramente bene, e che a Officina hanno messo radici, come in un luogo che gli è sembrato casa.
Abbiamo scelto che l’antifascismo, l’antimafia, la migrazione, la sostenibilità, l’accessibilità della cultura e delle opportunità, la possibilità di prestare attenzione e qualità a ciò che mangiamo e beviamo, fossero i cardini su cui declinare le azioni, le attività, la programmazione, il modo di stare, lo abbiamo fatto come si fanno i lavori importanti, ma eravamo tutti volontari, ritagliandoci il tempo in vite a volte già piene di altre rincorse… eppure ci sembra che lo abbiamo fatto bene, veramente bene.
Abbiamo ospitato persone importanti e artisti sconosciuti, iniziative clamorose e attività più intime. Ci porteremo nel cuore 4 straripanti edizioni di Leggo per Legittima difesa, 2 edizioni della Notte bianca al Quadraro, anni di Q44 riversato in strada e in diversi luoghi del quartiere, 100 libri in giardino, 2 edizioni di @Roma in barattoli, i mercati contadini, i seminari, le proiezioni e gli incontri sulla questione palestinese come sugli adolescenti, sull’antimafia come sulla genitorialità… le degustazioni. Ci porteremo nel cuore le migliaia di bicchieri di buon vino che avete svuotato, perché il vino l’abbiamo sempre scelto per voi come se fosse per noi, buono.
Eppure c’è un episodio che forse traccia la linea di questa storia, ci obbliga a crescere e ci impedisce di tornare indietro, e oggi ci mette di fronte a essere adulti e fare una scelta: a Dicembre del 2012, fra Natale e Capodanno, muore un amico e compagno che viveva al Quadraro, Vincenzo. Le persone più vicine a lui ci chiedono di ospitarlo una mattina per un ultimo saluto laico, prima che prenda la strada della Calabria per i funerali voluti dalla famiglia.
Diciamo sì soprattutto perché non avremmo saputo dire di no, ma non è chiaro cosa questo possa essere e significare, non è chiaro neanche perché lo chiedono a noi e non al Forte, a Spartaco, o ad altre realtà a cui Vincenzo è molto legato e che ricambiano il suo amore…ma diciamo di sì.
La mattina del saluto a Vincenzo Officina Culturale ospita al centro della sala la cassa chiusa, poggiata sulle bandiere antifasciste circondata da piante di limone, peperoncini, mandarini…dai primi minuti è già pieno di gente, c’è la musica, poi anche i canti anarchici improvvisati dagli amici, c’è il cibo e il vino, centinaia di persone che affollano il dentro il fuori e la strada. Ci sono gli abbracci i saluti le risate e le lacrime. Dura qualche ora, poi Vincenzo si avvia per la Calabria e piano piano vanno via anche le piante di limone e peperoncino, la musica e gli amici…il giorno dopo nonna Lina, instancabile nonnina che vive di fronte, ci chiede “…ma chi è morto? Uno famoso?”, le diciamo “…Vincenzo, vedi la foto, sicuramente lo conoscevi”, e lei dice “…c’era tutta quella gente, pensavo che fosse qualcuno famoso”. Allora traduci subito le sensazioni, capisci che le persone non sono importanti per tanta tanta gente solo se sono famose, e i luoghi neanche.
Ecco, piano piano vanno via anche le piante di limone e peperoncino, la musica e gli amici…ma resta una sensazione che traccia la linea fra il prima e il dopo, che in questi anni abbiamo coltivato qualcosa di importante, resta l’idea che se Officina Culturale era diventato un luogo in grado di accogliere con delicatezza e forza, come la cosa più naturale del mondo, il saluto di Vincenzo, se poteva accogliere così tanta umanità, dolore e speranza, così tanta storia e relazioni, come si accoglie a casa il ritorno di un amico caro da un lungo viaggio, questa consapevolezza non sarebbe andata via con le ultime persone, con l’odore dei limoni e dei peperoncini. Resta la consapevolezza di essere importanti e questo esige una scelta, “…esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Così è stato, questo abbiamo cercato di fare, e crediamo anche di esserci riusciti quasi sempre. Ed è per questo che ora fermiamo qua questa storia, perché meno di così non ci piacerebbe, dobbiamo a noi stessi e a voi l’onestà di riconoscere un pochino di stanchezza in questo lungo e appassionante percorso, e fermarci, posare le cose e i pensieri, maturare nuove idee.
Arrivederci, perché non è un addio, perché nei nostri percorsi abbiamo seminato e ci piace pensare che nuove cose germoglieranno, perché in questo quartiere ci viviamo e lo abbiamo nel cuore, e il nostro contributo prenderà nuove forme ma difficilmente si dissolverà.
Arrivederci, ma non è un appuntamento, perché alla fine di questa stagione, chiusi i laboratori e le ultime attività in programma, avremo bisogno di tempo per pensare e scoprire da dove ripartiremo.
Arrivederci perché quando vi daremo gli ultimi appuntamenti di questa stagione staremo veramente chiudendo una storia, un percorso, un modello che avete conosciuto, ma ci piace pensare che nessuno di noi si tirerà fuori dalle idee e dalle cose in cui ha creduto così tanto, quindi arrivederci perché davvero ci rivedremo, forse a casa di amici, forse nelle piazze o nei giardini, ma sicuramente ci rivedremo…vi arriverà la news letter, e saprete che stiamo tornando.
Nel frattempo saremo presenti, presenti e virtuali, su Facebook, Twitter e/o con qualche mail, per raccontarvi dove andiamo, per raccontarvi cosa succede in città.
Non sappiamo ancora, oggi che vi scriviamo, se qualcuno dopo di noi alzerà la saracinesca per un nuovo progetto appassionante, se saremo riusciti a lasciare il testimone a qualcosa di altrettanto bello, anche se diverso da quanto fatto fino ad ora…ma ci stiamo provando.
Così vi salutiamo, ancora avremo modo di proporvi cose verso la fine della stagione, qualche iniziativa prima dell’estate, ma volevamo condividere con voi questa decisione con un minimo di anticipo, non mentre tiriamo giù la saracinesca l’ultima volta.
Siamo molto orgogliosi di quanto abbiamo fatto fino a qui.
Ecco, così è stato… Officina Culturale chiude, e vi abbraccia tutti per restituire l’energia che in questi anni ci ha alimentato, ci vediamo nel prossimo bellissimo futuro possibile, restate in linea…
Que viva Officina.